Inaugurazione delle cappelle laterali nella vecchia chiesa

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Pubblichiamo di seguito il testo letto durante la S.Messa vespertina delle ore 17.00 e il discorso pronunciato da Gianfranco Dalle Pezze nel corso della cerimonia di inaugurazione delle due cappelle laterali nella Chiesuolina. All'evento, oltre a una rappresentanza della Fondazione Just Italia, ente che ha finanziato l'intero costo delle opere di restauro, erano presenti anche la Sig.a Daniela Campagnola (responsabile del recupero artistico delle due cappelle) e le sue collaboratrici.
La vecchia chiesa di Stallavena, detta la "Cesiola", è stata costruita probabilmente nella prima metà del 1700 ad opera di alcune famiglie del paese e completamente restaurata nel 1956. Al suo interno fa bella mostra di sè l'altare maggiore realizzato nel 1736 con marmi locali. Nella navata sono presenti due cappelle laterali dedicate alla Beata Vergine e a San Luigi. Dietro l'altare si possono ammirare le tele dedicate alla SS.Trinità, alla Madonna con il Bambino e a San Carlo Borromeo.
La chiesuolina, dedicata a Santo Stefano Protomartire, dopo un secolo di rettoria, divenne nel 1947 chiesa parrocchiale. Nel 1971, a seguito dell'apertura alla comunità di una nuova chiesa più grande in grado di soddisfare il notevole sviluppo demografico del paese, la chiesuolina fu abbandonata. Ma dopo un quarantennio, per comune volontà dei fedeli, maturò il progetto di restauro affinchè l'antico edificio sacro rimanesse eredità preziosa e testimonianza viva per il cammino di fede delle nuove generazioni, ancora luogo sacro di preghiera e di incontro con il Signore per le comunità di Stallavena e della vallata. Grazie al generoso contributo della popolazione, di aziende, di enti pubblici e privati, l'8 dicembre 2009 la chiesuolina fu restituita al culto nel corso di una solenne celebrazione. Recentemente è stato completato anche il recupero delle due cappelle laterali dedicate alla Beata Vergine e a San Luigi: un intervento pregevole che le ha riportate alla loro originaria bellezza e che segna oltretutto la definitiva realizzazione del vasto programma di manutenzione interna della chiesuolina

Nell'accostarci alla celebrazione eucarestica vogliamo allora elevare con gioia una preghiera di lode e di ringraziamento a Dio e anche a quanti hanno reso possibile questo impegnativo restauro, tra cui la Fondazione Just Italia che ha interamente finanziato il recupero delle due cappelle laterali. La VergineMaria, sublime modello delle famiglie cristiane, ci protegga e ci benedica affinchè ognuno di noi sappia vivere la fede con coscienza e responsabilità, accompagnandoci anche nella "Missione Famiglie" che la nostra comunità sta progettando. San Luigi, eroico apostolo della carità, renda i nostri giovani liberi da ogni mondana schiavitù, li aiuti a liberarsi da ogni sentimento di egoismo e di violenza, salvandoli dal potere del maligno.
Con questa inaugurazione festeggiamo il recupero e il restauro della nostra storia: gli interventi di recupero e restauro presuppongono sempre la conoscenza profonda dell’oggetto sul quale si interviene. Nella conoscenza profonda non si considerano soltanto il profilo materico, storico o semplicemente tecnico, ma anche il profilo umano e antropologico. Nel nostro caso questo aspetto acquista una valenza particolarmente significativa, di cui, quale responsabile dell’intervento, ho sentito tutta l’importanza.
Infatti la nostra “chiesolina”, che ora chiamiamo così con tenerezza e affetto, fino a circa quarant’ anni fa era la chiesa parrocchiale. Con la costruzione della nuova, realizzata per le necessità a suo tempo avvertite, è stata lasciata a se stessa senza precisa destinazione, se non casuale magazzino o spazio per la “pesca”, le sagre… Ciò nonostante chi l’ha utilizzata ha saputo rispettare e salvaguardare questo bene di tutti.
Ora cerchiamo di capire i valori e la storia che stanno dentro queste mura: la nostra chiesolina non è antica ma relativamente recente, ha circa 280 anni: 10 generazioni…
Il presbiterio, prima dell’attuale configurazione, costituiva probabilmente una cappella vera e propria, la “Giesola” poi divenuta “Ciesola”. La troviamo citata nei documenti della visita pastorale del vescovo Luigi Lippomano nel 1553, intitolata a S. Fabiano e a S. Sebastiano, i santi protettori contro la peste. Ciò fa pensare che fosse sorta precedentemente quale supplica dei fedeli per essere risparmiati dalla pestilenza, che aveva colpito l’Europa “dal 1331 al 1337: la peste nera”, quando perirono dal 30 al 60 per cento delle popolazioni.
In questo periodo, siamo a metà del 1500, la questione sanitaria è drammatica. Nel 1576 infatti ecco scoppiare la peste a Milano dove è vescovo S. Carlo Borromeo, di cui parleremo più avanti. I governanti spagnoli abbandonano Milano per luoghi più salubri, vi rimane solo il vescovo “unico refrigerio in quella Milano appestata”.
Dopo 50 anni, nel 1630 scoppia di nuovo la peste a Milano (quella dei “Promessi Sposi”) più devastante della precedente.
Anche a Stallavena c’è la peste, in questo stesso anno un suo abitante Pietro Simeoni lascia alla “Ciesola” la somma di 10 ducati, pari a circa 15000 Euro, mentre due fratelli Lorenzo Battista e Antoni Lorenzi, che hanno i loro campi vicini, donano alla chiesa il terreno per costruire il cimitero per dare onorata sepoltura alle decine di morti dovute alla peste di quei terrificanti anni, a condizione che il comune costruisca un muro di recinzione alto 5 piedi e mezzo (circa 2 m). Essi chiedono anche che i loro campi siano risparmiati quando al tempo della sagra molte persone “alla detta chiesa concorrono”.
Il primitivo nucleo della chiesolina ha visto dunque con la comunità dei fedeli vicende tristi e dolorosissime.
Nel 1657, 27 anni dopo la peste di Milano, durante una visita pastorale la “Ciesola” viene indicata come “oratorium publicum sancti Stephani, sive sanctissimae Trinitatis” pubblico oratorio dedicato a S. Stefano ma anche alla SS. Trinità.
Circa 75 anni dopo, nel 1732-33 hanno inizio i lavori dell’attuale chiesa. L’altare maggiore porta inciso l’anno 1736. Siamo in un periodo storico di relativa tranquillità, dopo tante guerre consumate in Italia ed in Europa.
In questa epoca Stallavena ha poche case alla Chiesuola e in Centro paese, conta dalle 100 alle 150 persone. Le strade bianche corrono ai margini della valle in parte costeggiano il Progno, sono percorribili a piedi o da carri trainati dai buoi. In questo tempo andare a Verona è il viaggio di nozze più ambito. Si vive di agricoltura con pochi, semplici attrezzi ma soprattutto con la forza delle braccia.
Come abbiamo sentito la “Ciesola”, alla quale “molte persone vi accorreva”, è una piccola chiesetta, da ciò l’esigenza di una chiesa più grande: l’attuale, che nasce con presbiterio, aula e cappelle, come ci è stata tramandata fino ad ora.
Dopo quanto descritto vediamo alcune interessanti correlazioni.
Nell’area presbiterale troviamo tre tele: La “Trinità” di autore ignoto al centro, ai lati “S. Carlo Borromeo” e la “Madonna con bambino”, realizzate da Francesco Lorenzi, 1723-1787, allievo del grande pittore Giambattista Tiepolo. Risulta evidente il legame della “Trinità” con l’oratorio del 1657: “oratorium publicum sancti Stephani, sive sanctissimae Trinitatis” pubblico oratorio dedicato a S. Stefano ma anche alla SS. Trinità. Quindi con questa tela si è voluto dare continuità nel conservare la dedicazione della nostra chiesa, oltre che a S. Stefano anche alla SS. Trinità.
Anche la tela dedicata a “S. Carlo Borromeo”, il vescovo della peste di Milano, manifesta la devozione ad un santo, che si è speso per salvare le persone dal male del tempo e ricorda il motivo per cui è stata eretta la prima “Ciesola”.
La tela della “Madonna con bambino” esprime la devozione alla Madonna molto sentita dalla gente, infatti un quadro della Madonna è presente in ogni chiesa. La nostra oltre a questa tela comprende, nella volta del soffitto, un affresco dell’annunciazione con Maria in dolce attesa, rara rappresentazione della Madonna e l’arcangelo Gabriele, portati al loro splendore nel recente restauro. Quanto è emerso nel recupero pittorico è frutto di ricerche stratigrafiche propedeutiche agli interventi, la memoria storica ancora viva in molti di noi e una accurata ricerca e verifica in sito hanno rivelato l’esistenza, in forma spesso ben conservata, di ciò che ora possiamo vedere e ammirare.
Nell’aula della chiesa si affacciano le due cappelle, oggetto del restauro inaugurato il 5 Luglio.
Si tratta a sinistra della cappella dedicata alla Madonna, nella quale torna a far bella figura di sé la magnifica statua lignea anch’essa recentemente restaurata, e la cappella a destra dedicata a S. Luigi Gonzaga, canonizzato nel 1726 da papa Benedetto XIII per l’eroicità evangelica nell’esercizio delle virtù e proclamato dallo stesso protettore degli studenti nel 1729, riconosciuto e indicato ad esempio di tutta la gioventù.
La costruzione della chiesolina nel 1732-33 ha fatto proprie queste devozioni, perpetuandole nelle sue cappelle. Da allora i nostri nonni e molti di noi hanno pregato in questa chiesa e in essa hanno ricevuto i sacramenti. Da qui la particolare cura e attenzione poste nell’esecuzione del restauro, eseguito nel rispetto e nel recupero più fedele possibile alla nostra storia e quale atto di affettuoso rispetto nei confronti dei nostri avi, che certamente con fatica e amore hanno realizzato ciò di cui ora godiamo e che fa parte integrante della vita e della fede della nostra comunità.
In merito all’intervento odierno, la cappella di S. Luigi si presentava in stato di grave degrado anche a causa di infiltrazioni d’acqua, meglio conservata quella della Madonna, pur priva del bell’altare in legno a suo tempo presente, sul quale generazioni di spose hanno posato il loro prezioso bouquet di fiori in omaggio alla Vergine Maria, per invocare sul loro amore nel segno del matrimonio la sua materna protezione.
Le indagini stratigrafiche davano chiara indicazione di quanto era stato ricoperto con tinteggiature precedenti: decorazioni di fine e delicata fattezza per cui si è sentito l’obbligo di procedere al recupero su ambedue le cappelle. L’edicola dell’altare di S. Luigi in legno era pure stata ricoperta da una tinteggiatura impropria, si è provveduto quindi al recupero di quella originaria. La cappella della Madonna era priva dell’altare originario, è stata pertanto realizzata una mensola provvisoria in attesa di rifare tal quale l’altare precedente in legno tinto, come completamento di un lavoro svolto con rigore storico ed estrema attenzione tecnico-artistica. (I progetti sono fatti…ci auguriamo che arrivino velocemente i generosi finanziamenti).
Con quest’ultimo intervento l’interno della nostra “chiesolina” può intendersi ultimato. Infine, quale arredo, mancano i candelabri sulle paraste dell’aula e delle cappelle. L’impianto di illuminazione si completa con questi. (Anche per questo ci sono i progetti fatti…).
Tutti dobbiamo considerare la “Chiesolina” il gioiello della nostra comunità e quindi sentirci coinvolti nella sua cura, perché in essa sono custodite le radici della nostra fede e la parte migliore della nostra civiltà. Grazie.